Insegnare a richiedenti asilo e rifugiati: una sfida complessa
Le nostre classi sono composte da giovani e adulti, spesso plurilingui, con bisogni formativi, conoscenze e abilità molto diverse. Li incontriamo in momenti diversi della loro storia migratoria, che tanto influisce sulla loro motivazione allo studio dell’italiano: chi vive lo spaesamento dei primi giorni; chi attende da mesi “in sospeso” la risposta alla domanda di asilo; chi è scoraggiato, a volte depresso, perché ha ricevuto un diniego; chi ha ripreso fiducia nel suo futuro, perché ha ricevuto i documenti, ma al tempo stesso ha paura di non riuscire a essere autonomo.
In queste classi plurilivello, multiculturali e ad abilità differenziate, l’insegnante deve essere in grado di utilizzare con flessibilità e rigore metodologico tecniche didattiche specifiche e contenuti adeguati ai bisogni, ma anche agli interessi dei singoli studenti. E siccome non si insegna solo dal collo in su, ma a una persona intera (C. Rogers), deve curare la delicata dimensione emozionale e motivazionale della relazione insegnante-studente e delle dinamiche di gruppo, che in questo contesto più che in altri influenza moltissimo il successo (o l’insuccesso) di chi impara.
Le nostre insegnanti hanno una formazione specifica, in didattica della lingua seconda e in educazione degli adulti, e alle spalle anni di esperienza sul campo con adulti, giovani, donne e adolescenti migranti. Il nostro gruppo di volontari e volontarie segue un percorso di formazione continua durante l’anno, che si sviluppa sia nell’affiancamento delle docenti esperte in classe, sia in incontri periodici di formazione con la coordinatrice didattica. .